“Carboncini ed altre risorse”

 Utilizzare la lingua scritta per descrivere una tecnica espressiva che faccia uso delle immagini è impresa complessa. Si rischia di procedere per approssimazioni, con la spiacevole sensazione di non aver saputo rendere appieno, attraverso le parole, quella congerie di sensazioni che, nella sua immediatezza, una certa sfumatura di colore è in grado di trasmettere a chi la osserva.

 Si potrebbe scegliere la via del lessico tecnico specifico, che ha il pregio di garantire un’oggettività consolidata, ma che porterebbe a classificare, a creare dei confronti con produzioni espressive che altri all’infuori di chi scrive potrebbe non aver avuto l’opportunità di fruire.

 Esiste, però, una terza via, che richiama il punctum di Roland Barthes. Lo scrittore francese ha introdotto questo concetto a proposito della sua nota sulla fotografia e, a mio avviso, può costituire un valido strumento critico per cogliere il complesso e variegato mondo espressivo di Rosa Cerreta. L’approccio potrebbe consistere nell’osservazione dei quadri, con la massima serenità dell’animo fin quando accade qualcosa: un dettaglio e un aspetto di un dipinto finiranno con il colpire particolarmente l’osservatore. In quel momento si creerà come una trafittura, un punctum, non solo nell’animo di chi guarda, ma anche sulla superficie del dipinto e ne costituirà una chiave di accesso.

 Pochi lo ammetteranno, ma quel dettaglio sarà in grado di dire molto di più di quanto trasmetta, ad uno sguardo distratto, il complesso del quadro stesso. La sensazione avvertita dall’osservatore sarà assolutamente privata, personale e perciò difficilmente esternabile e non necessariamente coincidente con le intenzioni della Cerreta.

 Si spiega così l’esigenza, avvertita dall’artista, di affiancare altre modalità espressive alle sue creazioni, in modo da far cogliere, per quanto possibile, non solo il significato globale del quadro ma anche il punctum di chi lo ha realizzato.

 Così il filmato ed i testi che la pittrice ha inteso collegare alle immagini, attraverso un’attenta opera di montaggio, non vanno assolutamente visti come didascalie, ma più correttamente come commenti ai quadri, quasi a cercare una consonanza tra il punctum della Cerreta e quello dell’osservatore. Emblematiche sono, a questo proposito, le tematiche della stretta di mano e dell’abbraccio, che reiterano la necessità di consonanza comunicativa tra la pittrice ed il suo pubblico.

 Novità di rilievo della mostra sono le altre risorse, tecniche ed espressive, di cui la Cerreta si avvale per esplorare il mondo che la circonda. Ne sono un esempio, accanto alla presenza costante dei volti e alle loro intense sfumature espressive, gli elementi architettonici e naturalistici che richiamano il paese di origine dell’artista. Una volontà creativa mira a contrapporre le linee semplici e geometriche ad un attento studio cromatico, volto ad una sorta di riscatto dalla frettolosa osservazione di chi quotidianamente ritrova quei luoghi sul proprio cammino.

 Ma anche in questo caso i puncta dei frequentatori della mostra sapranno trovare innumerevoli motivi di interesse, rendendo superflue queste note.

 Infine, occorre richiamare l’attenzione sul sapiente uso dei colori che contraddistingue tutte le opere della Cerreta e che immediatamente richiama alla memoria il latino nomina sunt omina. E non poteva essere altrimenti, se una pittrice, già nel nome, ha un elemento importante della sua tavolozza…

 

Giuseppe Rondinini                                                                         Agosto 2005

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